Spiritualità e Medicina, scienza e fede, due mondi apparentemente contrari da sembrare un ossimoro, ma allo stesso tempo intimamente legati da influenzarsi l’un l’altro. Da una parte la spiritualità che proietta la nostra esistenza verso una dimensione trascendentale senza spazio e senza tempo, effimera talvolta andando oltre il tangibile, individuale e soggettiva a tal punto da essere priva di qualsiasi definizione che la caratterizzi e la circoscriva in modo risolutivo. Dall’altra, la medicina, un insieme di molecole, cellule altamente specializzate, sistemi di reti fisiologiche straordinariamente intricate, che rispondono a principi fisici, chimici e biologici ineludibili, tanto da essere considerata la scienza oggettiva e meccanicistica per eccellenza.
Alla luce di questo, è possibile ipotizzare un legame tra questi due mondi così solo apparentemente tanto lontani? Si può immaginare una dimensione fisiologica non raggiungibile dal convenzionale approccio scientifico, spesso riduzionistico ed impotente di fronte alla elevata complessità dell’essere umano? E’ possibile che queste due Entità estranee l’una all’altra, camminino parallele, vicine pur senza toccarsi, mantenendo ognuna la propria identità, ma al contempo, supportandosi vicendevolmente.
Questa separazione così netta, tipica del pensiero occidentale, dove la salute e la malattia rispondono a ben definiti criteri di standardizzazione clinica, si dissolve nel mondo orientale in cui mente e corpo e spiritualità e medicina, si fondono in un equilibrio dinamico in cui si perdono i confini e l’una diventa il naturale continuum dell’altra, nel tentativo di spiegare ciò che sarebbe impossibile mantenendole separate.
Negli ultimi anni, è cresciuto vertiginosamente l’interesse da parte del mondo scientifico verso gli effetti della spiritualità sulla salute, sulla prevenzione delle malattie e sui processi di guarigione. Questo rimanda al concetto di salute della persona, che secondo una prospettiva antropologica, non è un dato pienamente oggettivo, bensì legato alla cultura e al contesto sociale di riferimento. Secondo l’OMS la salute è “ un processo di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o di infermità". La salute, quindi, è il risultato di un intricato insieme di fattori biologici, psichici, sociali, culturali e spirituali, in continua relazione con l’ambiente in cui l’individuo vive e si confronta.
Già dagli anni Novanta negli USA, diversi centri medici hanno iniziato a considerare la spiritualità come elemento utile nei percorsi di cura, che influisce sugli esiti dei trattamenti e sulla qualità di vita del malato, tanto da parlare di “prayer therapy”. Oggi si sa che la spiritualità, indipendentemente dal tipo di fede, sia associata ad una minore incidenza di malattie cronico-degenerative, in particolare patologie cardiovascolari e tumorali e ad una più rapida guarigione.
A questi dati clinico-epidemiologici si associano dati fisiologici che dimostrano come le pratiche spirituali, ad esempio la recita del rosario o di un mantra, faciliti il rilassamento inducendo la cosiddetta sincronizzazione cardio-respiratoria, sinonimo di benessere fisico e mentale. Al di là dell’ipotesi che gli effetti della spiritualità siano mediati da meccanismi placebo-simili, una intrigante possibilità è che questa possa essere considerata come elemento promuovente l’omeostasi, ovvero quell’equilibrio fisiologico che ci consente di mantenere la stabilità a fronte del cambiamento a cui siamo costantemente ed inevitabilmente esposti. Questi argomenti verranno trattati nel nuovo episodio di INCONTRI NELL’ATRIO, che si terrà a Pisa, nell’auditorium dell’Area di Ricerca di San Cataldo, in data 26 Aprile alle ore 17,30.